Sport Coaching: La Mindfulness e il Flow
Dicembre 30, 2023Sport Coaching: Olimpiadi e sogni
Agosto 17, 2024Business Coaching:
Multitasking a chi?
Per multitasking si fa riferimento all’insieme di atteggiamenti e comportamenti che portano la persona a essere impegnata in due o più attività differenti contemporaneamente.
Daniel J. Levitin - neuroscienziato e psicologo statunitense - nel suo libro The organized Mind: thinking straight in the in the Age of Information Overload (Dutton Books, 2014) sostiene che quando lavoriamo in modalità multitasking, il rapido passaggio da un’azione a un’altra (context switch) comporta un notevole impegno cognitivo provocando un incremento della produzione di cortisolo (che regola lo stress e può portare ad atteggiamenti aggressivi)- e di adrenalina, l’ormone che ci mantiene in allerta.
L’illusione di poter fare più cose contemporaneamente aumenta inoltre la produzione di dopamina, che ci fa sentire temporaneamente soddisfatti e ci spinge a produrne un’ulteriore “dose” attraverso nuovi compiti svolti in rapida successione.
È dimostrato che il multitasking riduce la produttività del 40%: Si lavora di più e si produce di meno
Infatti, il nostro cervello non è programmato per processare più attività nello stesso momento (utilizzando le stesse risorse cognitive) e quindi è molto più produttivo se si affronta una cosa alla volta. Con il multitasking peggioriamo il livello di efficienza, perché diventiamo più lenti nel passare da un’azione all’altra e incapaci di distinguere, nel continuo bombardamento di stimoli diversi che riceviamo, le informazioni più importanti da quelle meno rilevanti.
Lavorare in questa modalità può causare spossatezza e stanchezza anche solo dopo poche ore.
Nonostante sia largamente dimostrato dalla ricerca scientifica che l’essere umano possiede risorse attentive limitate e che occuparsi di due o più compiti simultaneamente può compromettere la qualità della prestazione, il multitasking viene oggi considerato erroneamente come un modo efficace di approcciarsi ai molteplici compiti a cui veniamo sottoposti quotidianamente e sembra essere ormai una conseguenza inevitabile del contesto sociale e culturale in cui viviamo.
Se uniamo anche la dilagante iperconnessione che non ci permette di staccare realmente la spina e di vivere pienamente il presente, significa che viviamo la maggior parte del nostro tempo con il pilota automatico inserito, dove il nostro corpo è presente, fa le cose in maniera automatica, ma la mente non c’è.
Solo attraverso una maggior consapevolezza di sé stessi, un’attenta selezione, gestione ed organizzazione delle attività, unita alla concentrazione volontaria su di un compito, possiamo essere più efficaci e presenti.
“Vivere è la cosa più rara del mondo. La maggior parte della gente esiste e nulla di più.” Oscar Wilde